07/05/08

Santiago Montobbio, TRE POESIE


[Life abode at the sea with bars. Foto di Marzia Poerio]

1.

REPETIDA ESTANCIA DE LA VIDA

Repetida estancia de la vida:
calle sin agua o, mejor, esquina,
más aún playa, ascensor, lavabo
que en los pasados del que fui
anónimos persiguen sin amor
las olvidadas sombras de un fantasma.
Repetida estancia de la vida:
sola pregunta y sin respuesta alguna,
calle, agua muerta, erizos, seco fuego
y esquinas y un mar con espuma
ya de nadie esta estancia en cuyas paredes
la soledad en insomnio me devora y a manera
de ridículo crucifijo hay una talla
tras cuyas sucesivas y groseras capas de barniz
se adivina que sólo cuelga el sexo triste y tibio
de los días.

RIPETUTA DIMORA DELLA VITA

Ripetuta dimora della vita:
strada senz’acqua o, meglio, angolo,
ancor di più spiaggia, ascensore, lavabo
dove i passati di colui che fui
anonimi perseguono senza amore
le dimenticate ombre di un fantasma.
Ripetuta dimora della vita:
una sola domanda senza risposta alcuna,
strada, acqua morta, riccio, fuoco secco
e angoli e un mare con schiuma
di nessuno già questa dimora sulle cui pareti
la solitudine in insonnia mi divora e a modo
di ridiccolo crocifisso c’è una scultura
dove dietro i successivi e rozzi strati di vernice
s’indovina che soltanto pende il sesso triste e mite
dei giorni.


2.

LEYENDA

No porque tanto el Registro Civil como las calles
preferidas por las ancianas floristas lo desconozcan
en todo tiempo y mundo la mujer
que me trajo al mundo por un solo
instante va a dejar
de llover sobre Dios
con la exacta forma
del amor y del pájaro.

LEGENDA

Non perché l’Anagrafe o le strade
preferite dalle anziane fioriste lo ignorino
in ogni tempo e mondo la donna
che mi mise al mondo per un solo
istante cesserà
di piovere su Dio
con l’esatta forma
dell’amore e dell’uccello.


3.

COMÚN MAPA QUE TRAZO CUANDO NOS MIRAMOS

Alturas de ti, extremidades de mí, labios, lunas
y el resto de una pobre mitología con la que no te alcanzo,
con la que jamás llego al corazón de un cuerpo,
estanque o cetro, mundo y sitio. Alturas de ti,
extremidades de mí. Enredaderas, salivas,
tentáculos. Donde la noche cerró las puertas,
donde perdí la vida, ¿hace ya cuánto?,
en el mismo lugar en que olvidé el lenguaje
de palabras o de abrazos con que proclama
estar vivo
aquel que ama.

MAPPA COMUNE CHE TRACCIO QUANDO CI GUARDIAMO

Altitudine di te, estremità di me, labbra, lune
e il resto di una povera mitologia che non basta a raggiungerti,
con la quale mai arrivo al cuore di un corpo,
stagno o scettro, mondo e luogo. Altitudine di te,
estremità di me. Edere, salive,
tentacoli. Dove la notte chiuse le porte,
dove persi la vita, quanto tempo fa?,
nello stesso luogo dove dimenticai il linguaggio
di parole o di abbracci con cui dichiara
di essere vivo
colui che ama.

[Traduzione di Monica Liberatore]


La vita intesa dome “dimora ripetuta”, in cui il passato insegue spettri dell’identità. La solitudine. La perdita di un passato come smarrimento del linguaggio. La notte è momento onnubilante, di oblio. Dalla vita persa può rinascere una vita mutata nella comunicazione dei messaggi tramite la lingua e nel rapporto col prossimo.

Se questi sono i motivi conduttori delle tre poesie, il tessuto tematico di Montobbio affronta le questioni universali dell’identità e del tempo; frattanto compaiono oggetti-immagini, simboli in elenchi non ordinati: associazioni? Sfere di competenza allegorica distinte e accostabili? Come nella lista di “edere, salive, / tentacoli”.

Visioni aperte a interpretazioni contestualizzate all’interno di un discorso dell’ombra.

[Roberto Bertoni]